“L’accusa: Equipaggiamenti e volanti insufficienti, per non parlare degli stipendi…”
“Conestà (Mosap) pone l’accento sulla formazione anti-terrorismo, che non ha una copertura totale tra gli agenti, sul riordino delle carriere e il contratto. Mancano pure la carta igienica e la cancelleria..”
Un vero e proprio boom di iscrizioni in pochi mesi di attività, che ha portato il Movimento Sindacale Autonomo di Polizia ad essere un punto di riferimento nel mondo della Polizia di Stato. Un lavoro svolto con tenacia dal segretario generale del sindacato Fabio Conestà, che, insieme al suo entourage, sta girando come una trottola in un lungo e largo la Penisola accendendo, da un lato, i riflettori sulle problematiche dei colleghi e intensificando, dall’altro, un confronto costruttivo con i vertici dell’amministrazione: il capo della Polizia, Franco Gabrielli.
Insomma, una nuova realtà che sta prendendo piede e che già può vantare qualche piccola soddisfazione.
Può ritenersi soddisfatto della crescita del Mosap?
Assolutamente sì. Ne siamo orgogliosi. Sono il portavoce di una comunità, i cui punti cardine sono la lealtà, la coerenza e la dedizione al lavoro. Abbiamo creato una struttura che copre quasi l’intero Stivale: dalla Valle d’Aosta alla Calabria, fino ad arrivare alla Sicilia e alla Sardegna. E cresceremo ancora.
Nel frattempo, il Mosap risulta tra le sigle più attive sui media negli ultimi mesi. Quali problematiche avete portato all’attenzione?
Una delle priorità verte sulla sicurezza. Viviamo in un momento difficile non solo in termini economici, ma anche lo Stato è in piena crisi organizzativa. Le questure soffrono carenze di personale almeno del 50%, gran parte del parco mezzi è fermo ai box e le poche volanti attive vantano centinaia di migliaia di chilometri. Qualcosa è stato fatto, ma è insufficiente nonostante gli sforzi dell’amministrazione.
Entra in gioco la politica e, dunque, i vari governi che si sono succeduti che hanno continuato a tagliare i fondi al comparto della sicurezza.
Ci può dire qualcosa in più?
Mi riferisco alla formazione e agli equipaggiamenti. Il mondo occidentale è vittima della minaccia del terrorismo internazionale. Ecco, la maggior parte dei poliziotti non effettuano corsi anti-terrorismo. Eppure un attentato, anche alla luce delle recenti inchieste, potrebbe avvenire ovunque. Cerco di essere più preciso: la formazione sul tiro operativo è insufficiente. Non ha una copertura totale del personale. Anzi, le nuove leve vengono gettate nella mischia nonostante non abbiano effettuato servizi importanti.
Per non parlare degli equipaggiamenti… Servono investimenti concreti se vogliamo alzare il livello di sicurezza, ma occhio: le forze dell’ordine italiane sono tra le migliori d’Europa. Sia chiaro. Insomma, la professionalità e le tecniche di investigazione ci permettono di raggiungere importanti traguardi malgrado le difficoltà oggettive. Ovviamente non basta.
Cosa avete proposto? Recentemente il Mosap ha lanciato un’agenda in occasione del primo direttivo nazionale svoltosi a Roma…
Rimettere al centro la figura del poliziotto e il comparto della sicurezza, intervenendo con una programmazione concreta di investimenti per rimuovere le ingenti problematiche che le ho elencato pocanzi. Posso aggiungere che va garantita la certezza della pena: i poliziotti assicurano alla giustizia i criminali, che vengono rimessi in libertà dopo qualche giorno o rispettano i domiciliari. Vogliamo parlare dell’emergenza immigrati? A Ponte Galeria, dove esiste il più grande centro di permanenza per i rimpatri (ex centro di identificazione ed espulsione), il cui settore maschile è chiuso ormai da circa due anni, gli stranieri erano pronti ad auto-lesionarsi per raggiungere gli ospedali. Lì non era previsto il piantonamento e, in molti casi, facevano perdere le loro tracce. Quindi auspichiamo una giusta dotazione di poliziotti per salvaguardare sia la propria incolumità che la struttura.
Poi i poliziotti, mi permetta, vantano uno stipendio tra i più bassi delle forze di polizia d’Europa. Non è accettabile alla luce dei rischi. Inoltre occorre rivedere il contratto, la cui riformulazione s’è rivelata un bluff. Lo Stato ha ripagato chi garantisce la legalità e la sicurezza con qualche decina di euro in più a poche settimane dalle elezioni e, soprattutto, dopo ben nove anni di blocco contrattuale, nel corso dei quali il potere d’acquisto ha registrato un calo significativo. Non abbiamo l’anello al naso…
Vorrei aggiungere altri aspetti.
Prego…
Ci battiamo per il riordino delle carriere e stiamo raccogliendo, tra gli aspetti più gravi, l’insoddisfazione dei poliziotti, dovuta agli strumenti forniti per contrastare la malavita e la minaccia terroristica. Pensi che in molti commissariati, sui quali pendono gli sfratti, sono in condizioni deplorevoli: soffrono infiltrazioni, mancano la carta igienica e la cancelleria. L’unica sicurezza è la nostra professionalità, ma molti colleghi stanno andando in pensione e non vengono sostituiti.
Giuseppe Sarra